venerdì 25 dicembre 2009

E CHE SIA UN BEL 2010

Siamo agli sgoccioli di questo 2009 che tutto sommato proprio così malvagio non è stato. Del resto "C'è sempre di peggio"...
Auguro a tutti i pazienti lettori di questo blog di poter passare delle festività serene con la famiglia, di rilassarsi per qualche ora dimenticando le amarezze della quotidianità, e di poter vivere un bel Capodanno e di conseguenza un bel 2010.

Nessuno può tornare indietro e iniziare un nuovo inizio, ma chiunque può iniziare e fare oggi un nuovo fine.” Maria Robinson

giovedì 17 dicembre 2009

VIVAI ITALIANI, QUALE FUTURO?


Inchiesta di "Qualcio" sullo stato di salute dei vivai italiani. I giovani sono sempre più chiusi dai tanti stranieri che arrivano nel nostro campionato e le migliori promesse sono sempre più tentate dall'estero. Con Angelo Di Livio, Roberto Samaden (Inter), Ottavio Bonincontro e Andrea Cecere (Agente FIFA - Studio Canovi) si analizzano le problematiche che insidiano l'attività del settore giovanile italiano.


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mercoledì 16 dicembre 2009

UN APERITIVO CON...CHRISTIAN PANUCCI

Dopo otto anni in giallorosso, il difensore savonese è ora il leader della difesa del Parma. Raggiunto nel centro di allenamento di Collecchio, il giocatore ha fatto trasparire rammarico per la conclusione della sua avventura romana. "Pensavo che avrei chiuso la carriera a Roma", queste le prime parole di Panucci...

Clicca sul link sottostante per scarica l'intervista completa pubblicata sul mensile "Qualcio". Il file è in formato .pdf
Buona lettura!



mercoledì 25 novembre 2009

UN APERITIVO CON...GIAMPIERO PINZI (CHIEVO VERONA)

Intervista al centrocampista romano cresciuto nel vivaio della Lazio e ora al secondo anno al Chievo Verona. Una chiacchierata a tutto tondo che comprende anche il pensiero di Pinzi sulla situazione degli stadi italiani e sulla vicenda Cassano-Nazionale.

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lunedì 26 ottobre 2009

UN APERITIVO CON...RICCARDO BROSCO (TRIESTINA)

Intervista al difensore di proprietà della Roma che ha avuto un ottimo impatto con la Serie B grazie alla Triestina. Scarica il .pdf seguendo il link sottostante

domenica 11 ottobre 2009

INTERVISTA EMILIANO MORETTI

Il giocatore del Genoa entra a far parte dello staff dirigenziale della Lodigiani, dove aveva iniziato a muovere i primi passi da calciatore. Per Emiliano Moretti un impegno nella scuola calcio biancorossa.


martedì 29 settembre 2009

UN APERITIVO CON...ALESSANDRO TUIA

Tuia, un anno di studio per prepararsi alla Serie A
Il centrale biancoceleste è in prestito al Monza (Prima Divisione) dove farà esperienza per rientrare in estate a Formello. Il talentuoso difensore è entrato nel giro dell’Under 21 di Casiraghi.

>>Marco Gaviglia

Già da quattro stagioni Alessandro Tuia è considerato una delle più grandi promesse del calcio italiano. Da quando è un giocatore della Lazio (luglio 2000) ha sempre bruciato le tappe, venendo aggregato sotto età nelle categorie nazionali, saltando l’apprendistato in Coppa Lazio. A 16 anni viene inserito in Primavera, pronto per un campionato vero. Una stagione dopo fa parte della “Lista B” della Champions League. Assieme a Davide Faraoni (difensore classe 1991) rappresenta la grande speranza biancoceleste di vedere un nuovo Nesta. “I paragoni non mi piacciono – dice fermamente Alessandro Tuia - devo pensare esclusivamente a fare bene qui a Monza”.
La carriera in biancoceleste inizia in maniera un po’ particolare. “Iniziai a giocare col Civitacastellana, dove rimasi per due anni. C’era un istruttore di tennis al paese che conosceva l’attuale dirigente della Primavera, De Santis e tramite lui avrei avuto la possibilità di sostenere un provino per la Lazio. Dopo circa un mese da questo contatto ci fu un torneo nella parrocchia dove mi vide la Lazio e mi propose di fare un provino. Accettai e fui preso”. Storie di un calcio che sembra lontano, eppure è l’estate del 2000, l’estate dello scudetto biancoceleste. Un segno del destino? Chissà.
Che Alessandro abbia talento lo si vede fin da subito. Ma lui, ragazzo con la testa sulle spalle, continua per la sua strada. “Quando ho giocato sotto età il campionato Giovanissimi Nazionali non ho sentito alcuna pressione. Sei poco più che un bambino e puoi ancora giocare per divertirti. Quando iniziai a salire di categoria, fino alla Primavera, ero più io a mettermi pressioni che non l’ambiente. La prima partita che feci avevo in squadra compagni del 1986. Anche se giocai solo una partita quella stagione, capii che stavo facendo una cosa importante. Stranamente ho avuto più problemi l’anno scorso, in cui non sono riuscito a dare la continuità che volevo e visto che sono esigente mi mettevo pressione da solo. Cercavo di capire il perché di un rendimento che non mi soddisfaceva. Però a livello societario, non ho mai ricevuto alcuna pressione, sono sempre riuscito a lavorare con serenità”.
ESORDIO IN SERIE A – La duttilità e la grande tecnica di Tuia, giocatore molto elegante con la palla tra i piedi e in grado di ricoprire oltre al ruolo di centrale anche il ruolo di terzino destro, lo ha portato nell’ultima stagione nelle grazie di Delio Rossi. Nel precampionato dello scorso anno, Alessandro, oltre a svolgere il ritiro con Rocchi e compagni, è stato impiegato anche nelle amichevoli estive. Un assaggio di quello che sarebbe stato l’esordio nella massima serie…E’ il 31 maggio e lo stadio è l’Olimpico di Torino. Al minuto 78’ Alessandro fa il suo ingresso in campo al posto di Siviglia contro la Juventus. “Diciamo che avevo capito che avrei fatto qualche minuto contro la Juve. Confesso che durante il riscaldamento ho capito poco di quello che accadeva, le emozioni erano troppo forti. Poi al primo pallone toccato è cambiato tutto. Esordire in Serie A non è mai facile, ma quando hai la palla tra i piedi le cose cambiano”.
Parallelamente all’ascesa nella Lazio, Alessandro svolge la trafila nelle Nazionali Giovanili. Arrivano, però, più dolori che gioie. Nella stagione 2006-2007 con l’Under 17 arriva un infortunio alla caviglia e la stagione successiva in uno stage con l’Under 20 di Rocca si rompe il legamento crociato del ginocchio destro. Cinque mesi di stop. E’ il 13 settembre del 2007. “Andare in Nazionale deve essere un piacere. L’ultimo anno con mister Rocca ho avuto l’infortunio al crociato, ma dopo 5 mesi sono tornato a disposizione. Gli allenamenti del mister sono molto duri, ma a livello fisico stavo bene e mi allenavo ai ritmi che vuole lui. Mi incoraggiava molto e apprezzava il sacrificio che facevo dopo l’infortunio. Poi, alla vigilia di una gara con la Turchia presi una botta al ginocchio che si gonfiò. Gli dissi che non ce la facevo a scendere in campo e da quel momento il discorso con la Nazionale si è interrotto”.
ECCO L’UNDER 21 – Un talento del genere non può finire così la sua esperienza in azzurro. E infatti Casiraghi lo sceglie per il nuovo ciclo della sua Under 21. La chiamata arriva per le prime gare di qualificazione all’Europeo, contro Galles e Lussemburgo. Casiraghi sa che Alessandro è alle prese con un infortunio. “Il mister sapeva che ero fermo, ma due giorni prima del raduno è venuto lo stesso a Monza per vedermi e ha deciso di aggregarmi al gruppo. Poi ho sostenuto le visite mediche e ho lasciato il ritiro”. Un motivo in più per tornare a convocare Tuia e vederlo all’opera con gli azzurrini.
L’AVVENTURA IN BRIANZA – A diciannove anni appena compiuti, la maturità di questo ragazzo è ammirevole. Considerato sempre uno dei migliori giocatori italiani in prospettiva, non ha avuto paura di andare via dalla Capitale per giocare una stagione da titolare. “Avevo già nei miei programmi di fare esperienza lontano da Roma. La Lazio è una grande squadra e giocare con continuità per un giovane non è facile. Così, consapevole dei miei mezzi, ho voluto cercare una collocazione. Inoltre, sapevo bene che alla Lazio sarebbero rientrati diversi giocatori dai vari prestiti, tanto che in ritiro c’erano 36 giocatori. Con il consenso della società ho scelto Monza e sono contentissimo di essere qui”. C’è un messaggio importante da cogliere nella scelta di Tuia: la voglia di giocare, di mettersi in discussione magari anche rinunciando per un periodo a vestire una maglia prestigiosa. Non importa in che società ti trovi, se vuoi giocare accetti anche di fare esperienza in categorie minori e tornare più completo. Quante volte, nei dilettanti, pur di far parte di una squadra blasonata si accetta di fare il 28esimo giocatore?
Alessandro ha accettato il rischio e il Monza punta molto su di lui. Nove stagioni in biancoceleste non si dimenticano facilmente, soprattutto se poi il distacco avviene per un giovane. “Il primo giorno a Monza è stato veramente difficile, mi mancavano tutti. Poi una volta arrivato al campo e conosciuti i compagni è diventato tutto più semplice. Ora posso dire che sto benissimo e che non mi posso lamentare”. La società brianzola è stata rilevata nel mese di giugno da diversi soci che fanno capo a due cordate: la prima, la On International, di proprietà di Clarence Seedorf, giocatore del Milan; la seconda, la Reply S.p.A., che ha scelto come uomo immagine Beppe Bergomi. Lo “zio”, lo scorso anno vincitore dello Scudetto Allievi Dilettanti con l’Accademia Internazionale, siede anche sulla panchina degli Allievi Nazionali.
ATTUALITA’ BIANCOROSSA – Il Monza ha una squadra molto giovane in cui Alessandro si è inserito subito. Ha disputato tutte le quattro gare di Coppa Italia (con Pro Vercelli e Pro Belvedere) ed è partito titolare all’esordio in campionato con il Como. Poi è arrivata una fastidiosa infiammazione retto-adduttoria (una lieve pubalgia) che lo ha tenuto fuori dalle altre quattro gare. “Inizio a stare leggermente meglio. A livello di corsa posso fare tutto, con la palla ho ancora qualche difficoltà. La cosa migliore, però, è aver recuperato a livello psicologico rispetto alla scorsa settimana”. La Lega Pro sarà una bella palestra per il centrale viterbese. “Secondo me questo è un campionato che può formare tantissimo un giovane che esce dal settore giovanile. Ci sono giocatori di tutti i livelli e riesci a divertirti e crescere. Poi sono fortunato perché abbiamo un allenatore (Roberto Cevoli, ndr) che riesce a far convivere negli allenamenti fatica e divertimento. Siamo partiti un po’ piano, nelle ultime gare abbiamo perso quattro punti prendendo gol allo scadere e nel recupero. Domenica scorsa è arrivata la prima vittoria, siamo sulla buona strada”.

Sarà una stagione molto importante per Alessandro Tuia, che nel 2008 si è legato al club di Lotito fino al 2013. Un anno da “studente fuori sede” per prepararsi all’esame più importante: la Serie A. Che sia o meno il nuovo Nesta (glielo auguriamo) la Lazio ha bisogno di tornare ad investire sui suoi giovani, su ragazzi che ormai hanno imparato ad amare la maglia biancoceleste. “Da piccolo tifavo Inter, per via della fede calcistica della mia famiglia. Dopo nove anni in biancoceleste, però, mi considero un tifoso laziale. Quando vedo giocare i miei compagni tifo sempre Lazio, anche contro l’Inter…”.

QUALCIO - PREMIO "I MIGLIORI DELLA CLASSE"

Riassunto della manifestazione svoltasi in Provincia lo scorso 10 Settembre


sabato 20 giugno 2009

UN APERITIVO CON...PIERLUIGI CASIRAGHI (CT UNDER 21)

>>Marco Gaviglia

Indimenticato bomber della Roma biancoceleste, Pierluigi Casiraghi sta per vivere l’avventura dell’Europeo in Svezia alla guida di una selezione di grande qualità. Motta, Cigarini, Giovinco, Balotelli. Solo qualche nome per rendere l’idea. L’obiettivo è uno: vincere l’Europeo. L’ultimo successo degli azzurrini risale al 2004, in panchina sedeva Claudio Gentile.
Il feeling tra il tecnico brianzolo ed il settore giovanile ha radici lontane. Dopo il terribile infortunio subito nel 2001 quando militava con i blues del Chelsea (uno scontro di gioco con il portiere del West Ham Hislop che gli procurò la frattura del ginocchio in più punti), il ritorno nella sua Monza gli ha spalancato l’esperienza di tecnico. Con i biancorossi si dedica al settore giovanile per due stagioni, prima di trovare la prima panchina professionistica a Legnano. Esperienza che si conclude senza grandi emozioni nel marzo del 2004. Poi, grazie alla fiducia di Albertini e Guido Rossi (allora Commissari Straordinari della FIGC), l’allora trentasettenne Casiraghi diventa il nuovo CT dell’Under 21.
MONZA, LAVORARE CON I GIOVANI – Ormai costretto ad essere un ex giocatore, Casiraghi si getta a capofitto nel settore giovanile del Monza. “La grande differenza nel lavorare in un settore giovanile rispetto ad allenare l’Under 21 risiede nell’importanza del risultato, che chiaramente qui conta molto, a volte in maniera esclusiva per via delle partite che giochiamo. Ci sono però dei punti di contatto, come la fascia delicata di età, perché in fin dei conti il tipo di concezione calcistica è la stessa almeno da parte mia: cercare di costruire un giocatore propositivo in grado di giocare a calcio e non di interrompere solamente il gioco dell’avversario. Sotto il profilo della crescita dei ragazzi è il divertimento l’aspetto più importante visto che spesso e volentieri nei settori giovanili sembrano più dei robot che dei giocatori”.
VIVA L’ISTINTO – Diversi convocati di questa Under 21 hanno vissuto una stagione importante nei propri club e anche a livello mediatico. “E’ chiaro che se facciamo l’esempio di Balotelli e del suo opposto, Paloschi o De Ceglie, non vuol dire che uno sia più bravo o meno bravo, Balotelli ha solo più appeal a livello mediatico. Non è una questione di giusto o sbagliato, ognuno deve essere così com’è sempre nel limite della buona educazione e del rispetto degli altri. Avere un carattere forte non è un problema, anzi, ben venga”.
EFFETTO GUARDIOLA – Il grande scalpore e quel pizzico di invidia che qui in Italia ha rappresentato la vittoria del Barcellona del 38enne Guardiola, ha portato come conseguenza affidare panchine importanti della Serie A anche a giovani tecnici con poca esperienza. Sarà così, ad esempio, per la Juventus di Ciro Ferrara e per il Milan di Leonardo. Non si meraviglia Casiraghi. “Adesso di tecnici giovani senza esperienza ce ne sono parecchi. Io li ho anticipati tutti (sorride), mi sono portato avanti di tre anni e ora sono diventato vecchio io”. Su quali caratteristiche debba possedere un tecnico emergente, Casiraghi non ha dubbi e cita il maestro Arrigo Sacchi. “Sacchi diceva sempre che per vincere ci vogliono tre componenti: carisma, capacità ma anche tanta fortuna…”.
L’AVVENTURA SVEDESE – Mentre scriviamo si sta disputando la fase finale dell’Europeo Under 21, che vede le migliori otto selezioni affrontarsi in Svezia. Dei 23 convocati da Casiraghi, ben 14 hanno già vissuto l’esperienza delle Olimpiadi di Pechino, avventura non molto fortunata ma che ha permesso a Giovinco e compagni di accumulare ulteriore esperienza internazionale. “La cosa bella di questa Under è che sta insieme da tre anni, partendo dall’Under 20. L’ho costruita pezzettino dopo pezzettino facendo delle scelte a livello qualitativo, privilegiando il talento al fisico. Nell’immediato forse non ha dato grandi risultati, nel prosieguo si. Pensate a Giuseppe Rossi tre anni fa e guardatelo ora. Questa è la mia filosofia, che possa piacere o no è un altro discorso. Faccio quello in cui credo e quello per cui mi diverto, non mi piacerebbe fare un qualcosa che non mi gratifichi, per me il calcio è questo”.
Ecco allora i punti cardine della preparazione degli azzurrini. “Siamo una squadra che sul piano del possesso palla e della qualità tecnica individuale è di altissimo livello, perciò gli allenamenti sono improntati sulla crescita di queste caratteristiche. E’ ovvio che lavoriamo anche sulla fase difensiva che dobbiamo curare particolarmente visto la nostra forte vocazione offensiva”. Alle Olimpiadi, forse, il rammarico più grande è quello di aver sbagliato qualche approccio alle gare. “A livello mentale le Olimpiadi erano situazioni completamente differenti, era una competizione a sé, un momento della stagione diverso, ora c’è il problema di gestire fisicamente i giocatori che sono a fine stagione ed è un aspetto da non sottovalutare per tutte le nazionali”. Calcio offensivo e spettacolare, questo il credo di Casiraghi che scommette sulla duttilità dei suoi ragazzi. “Questa squadra ha consolidato un certo tipo di gioco e si trova bene a giocare con il centrocampo a tre e con tre punte o due e mezza. Si giocherà ogni tre giorni e gli incontri saranno molto tirati ed equilibrati, se sarà necessario cambiare modulo nel corso delle partita sono sicuro che non sarà un problema perché lo fanno normalmente anche nelle loro squadre”.
NON E’ UN PAESE PER VECCHI – Più che un omaggio al film dei fratelli Coen tratto dall’omonimo romanzo di Cormac McCarthy, è una sorta di auspicio, sperando che le migliori squadre italiane puntino forte sui giovani italiani. Aprire le porte a tecnici giovani potrebbe servire a valorizzare le risorse finora rimaste potenziali sulle quali non si è creduto mai fino in fondo. “Anche se è brutto da dire, il nostro campionato non è stato competitivo a livello europeo. E’ evidente che negli ultimi due anni in Italia si stia facendo fatica, all’estero hanno ritmi più alti e secondo me questa ventata di gioventù servirà a tenere il passo con gli altri campionati”.

Spazio ai giovani dunque, il ricambio generazionale in panchina come nel rettangolo di gioco è una necessità che non può più essere ignorata. Federico Macheda, calciatore diciassettenne del Manchester United, con 5 presenze in Premier League e 2 reti all’attivo ci ha confidato: “Se fossi rimasto in Italia ora starei ancora facendo le finali con la Primavera. Il calcio è migliore all'estero, soprattutto in Inghilterra, perché ti guardano con un altro occhio”. Parole sante, ma prossime (speriamo) ad essere smentite da una rivoluzione culturale.

giovedì 30 aprile 2009

ECCO PERCHE' RUBANO I NOSTRI GIOVANI

In Italia non si possono firmare contratti prima dei 16 anni, in Inghilterra sì. In più da noi non si scommette sui giovani. E allora i vivai italiani diventano dei supermarket.

>>Marco Gaviglia

Se anche Michel Platini, presidente dell’Uefa, che di professione non fa il santo, si mobilita parlando di traffico di minori allora bisogna preoccuparsi. Ogni trasferimento all’estero dei baby-campioni nostrani fa scalpore, ma caso dopo caso lo stupore lascia spazio ad un senso di normalità. E’ come un’ammissione di impotenza, che sfocia nella rassegnazione e nell’accettazione del fenomeno. Da Giuseppe Rossi, passato dal Parma al Manchester United a 17 anni a Macheda e Petrucci, gli spunti non mancano. Questi due ragazzi classe 1991 trasferitisi sempre ai red devils, arrivano rispettivamente dai vivai di Lazio e Roma. Macheda è l’uomo, pardon, il ragazzo copertina del Regno Unito grazie alle due reti decisive firmate in Premier League contro Aston Villa e Sunderland. Il suo cartellino vale già 5 milioni di euro. Alla base di questo flusso migratorio c’è un cono d’ombra nelle pur rigide normative FIFA, che vengono aggirate grazie alle norme interne della singola Federazione. Le società inglesi, ormai specialiste in materia, possono far firmare contratti ancor prima del compimento del sedicesimo anno, momento in cui per le società italiane scatta la possibilità di far firmare ai propri tesserati gli accordi al minimo federale. Per minimo federale si intende un compenso pari a 1780 euro mensili, cifra sulla quale il procuratore non ha diritto a percentuali. La durata massima è di tre anni se si tratta del primo contratto professionistico. “Il caso Macheda – ci spiega Andrea Cecere, Agente FIFA dello studio Canovi – ha aperto gli occhi a diverse persone e sarà positivo nella gestione dei ragazzi da parte delle società professioniste. Ci sono diversi contratti pronti per essere firmati al fine di evitare nuove intrusioni da parte delle società inglesi. Del resto ritengo che questi movimenti verso l’estero spingano finalmente le società a far giocare i propri talenti. E non parlo delle amichevoli pre-campionato o dei 5 minuti in Coppa Italia. In Inghilterra, vengono fatti degli investimenti importanti sui giovani. La Lazio, ad esempio, continuerà a percepire dal Manchester 90mila euro per ogni anno trascorso da Macheda in Inghilterra fino al compimento dei 21 anni (parliamo cioè di 540mila euro, ndr)”. Platini ha apportato delle modifiche alla normativa FIFA esistente che diventeranno effettive dal 1° ottobre prossimo. Verranno aumentate le cifre delle indennità di formazione che le società dovranno corrispondere ai club di provenienza del calciatore e verrà alzata a 18 anni la soglia minima per un trasferimento all’estero. Questo vincolo sembra facilmente aggirabile facendo leva sulle necessità lavorative dei genitori. “Certamente l’intento di Platini di bloccare i trasferimenti fino al compimento del 18esimo anno è utopistico. Aumentare gli indennizzi poi non scoraggerà club come il Manchester United. Tutto risiede nella volontà di credere fortemente nei giovani e prepararli per la prima squadra”. Come si può allora evitare che questo flusso verso l’estero continui?
TI PAGO ANCHE SE NON POSSO- Visto che i nostri giovani sono bravi, le sirene arrivano copiose. Non è raro, perciò, che pur di trattenere un futuro gioiellino, le professioniste per tutelarsi elargiscano dei benefit sotto forma di buoni benzina, ricariche telefoniche, ecc…Tutto questo, ricordiamolo, per ragazzi dai 13 anni in poi. Senza parlare di chi “allunga” denaro in nero sottobanco. Sono cose, queste, fuori dalle norme del buon senso, prima che da quelle federali. Del resto, questi sono i “metodi efficaci” per evitare nuovi casi Macheda e quindi torna a prevalere il machiavellico “il fine giustifica i mezzi”. Ma è davvero così semplice giocare sulla pelle dei ragazzi? “Come Agente di calciatori – ribatte Cecere - ritengo sia necessario aiutarli a mantenere ben saldi i piedi a terra e non mettergli grilli per la testa, cosa a cui pensano ahimè già diversi allenatori pur di trattenere i ragazzi. A questa età non vanno sovraccaricati di pressioni”.

sabato 11 aprile 2009

LA SINDROME DA RUGANTINO

Non è certo la prima volta che finisce male, che finisce come non ti saresti aspettato. Che lo scherzetto del cugino fosse bello e pronto lo sentivo, non era solo la scaramanzia a farmi pensare al peggio. E, infatti, dopo 4 minuti sotto 2-0, nemmeno la grafica di mediaset lo segnala quasi a voler controllare prima che fosse vero sul serio. Così come NON vero è il calcio d'angolo che genera il primo gol di quelli con la maglia diversa dalla mia. Il primo tempo finisce 2-1 con il Rugantino di Tolosa a riaccendere una speranza corroborata da una reazione non rabbiosa ma logica e di qualità. Nella ripresa, invece, la solita solfa. Si prende il 3-1, Panucci viene espulso (spero vivamente che il secondo giallo sia per il fallo e non per la NON reazione con il numero 2 dell'altra squadra) e cala il sipario. Si fa notte quando anche Mexes pensa bene di mostrare quanto sia coatto andando e rimediare un altro rosso per un parapiglia con quel fenomeno di maniscalco brasiliano che dopo 10 secondi ha cercato di spedire una caviglia del capitano in tribuna tevere restando ovviamente impunito. Il gol di De Rossi, primo al derby, fa incazzare ancora di più prima della definitiva parola fine col gol del serbo col piede sbagliato.
Il quarto posto si allontana, le inseguitrici si avvicinano. Spalletti chiede maggior criterio nei termini che precedono le sfide per non caricare di troppa importanza il risultato. La verità è però una: allenatori e giocatori sono pagati per vincere le partite. Il resto non conta, o meglio non deve contare per chi fa di questo sport il proprio mestiere.
Piccola parentesi sugli scontri tra quegli idioti che si fanno chiamare tifosi. Fate schifo.

m.

martedì 7 aprile 2009

GIOVANISSIMI PROVINCIALI, GLI ACCOPPIAMENTI DELLE FINALI

Il 15 Aprile iniziano le finali. Per le big il problema di un campionato poco “tirato”. A livello atletico risulterà decisivo il lavoro di questa settimana, in cui si potrà “caricare” per l’ultima volta prima del rush finale.

Di Marco Gaviglia

Roma, 6 Aprile 2009 – Dopo una lunga e faticosa cavalcata, il campionato Giovanissimi Provinciali è giunto al termine. In quattro gironi, però, non è bastata la regular season per eleggere una regina. Per il resto i 23 gironi in cui il campionato era articolato, ha espresso verdetti piuttosto preventivabili in sede di sorteggio. In altre parole sono state le “solite note” a conquistare il primo posto (e di conseguenza il diritto a partecipare all’Elite il prossimo anno) e le finali. Questo a testimonianza della continuità di alcune società, probabilmente penalizzate dalla formula di questa stagione. Mercoledi 15 Aprile inizieranno le finali e si comincerà a fare sul serio dopo un campionato che non ha richiesto, almeno per le big, una concentrazione così elevata. E proprio questo potrebbe rappresentare un ostacolo per chi vuole arrivare fino in fondo, perché in dieci giorni ci si deve calare in una nuova realtà, perché le prossime partite non consentono rilassamenti. Inoltre, aspetto da analizzare con attenzione, il girone di qualificazione (di cui parleremo tra poco) prevede tre gare in una settimana, con la possibilità di un solo allenamento tra le due gare. In base al calendario serrato, risulterà fondamentale il lavoro che si svolgerà in questa settimana. Le squadre più attrezzate imposteranno di certo quattro sedute accompagnate da un’amichevole. Quando invece inizieranno le partite del girone avrà molta importanza il lavoro cosiddetto di “scarico” o di “rigenerazione” che si farà il giorno seguente la gara. Giocando mercoledi e domenica (o domenica e mercoledi se la prima giornata si riposa), diventa fondamentale il lavoro del venerdi, unico giorno in cui si può lavorare sulla velocità. Poco il lavoro a livello tattico, quel che si è fatto finora ormai è stato assimilato a lo si può andare a ricordare tramite l’esercitazione dell’ “undici contro zero”. Tra l’altro l’aver disputato un campionato a bassa intensità per la maggior parte delle compagini, comporterà il rischio di problemi muscolari nelle partite dei gironi. Non ci dovremo meravigliare se noteremo diversi casi di crampi, proprio perché inizia un periodo di partite molto tirate ed equilibrate, che nella fase di campionato appena terminata, invece, sono mancate.

FORMULA DELLE FINALI – Le finali dei Giovanissimi Provinciali saranno così strutturate: si inizia con sette gironi da tre squadre e un girone da due squadre in cui trovano posto tutte le prime classificate dei 23 gironi. Le gare si svolgeranno nei giorni di 15-19-22 Aprile. Dopo questa fase a gironi si passa ai Quarti di Finale (25 aprile-3 maggio), Semifinali (10 e 17 maggio) e Finale, prevista per il 24 Maggio. Il lotto delle 23 migliori squadre è ancora in via di definizione, perché in quattro gironi saranno necessari gli spareggi per decretare la prima posizione. Spareggi che, azzardiamo un’ipotesi, si potrebbero svolgere nella giornata di mercoledi 8 giovedi 9 aprile. Riassumiamo di seguito gli abbinamenti dei gironi


GIRONE 1: ANZIOLAVINIO, FONDI (gara di andata e ritorno)

GIRONE 2: ALETRUM CICLOPI, FONTANA LIRI, A. ROCCASECCA

GIRONE 3: P.CARSO/APRILIA (spareggio), URBETEVERE, PRIVERNO/LATINA (spareggio)
GIRONE 4: VITERBESE, PIANOSCARANO, TOR DI QUINTO

GIRONE 5: SAVIO, ROMA TEAM SPORT, RIETI/SABINIA (spareggio)

GIRONE 6: N.T.T.TESTE, OLIMPIA, FUTBOLCLUB

GIRONE 7: V. PERCONTI, AXA, L. CENTOCELLE

GIRONE 8: PALESTRINA, DELLE VITTORIE/SPES ARTIGLIO(spareggio), L. FRASCATI

mercoledì 1 aprile 2009

INTERVISTA JACOBELLI E CASIRAGHI

Interviste realizzate nel corso della trasmissione tv "Soccer Time", in onda ogni giovedi su IES TV (ch.59) alle ore 22

MARCO AMELIA, QUANDO IL FUTURO E' NELLE PROPRIE MANI

Il portiere del Palermo e della Nazionale si racconta, dagli esordi con la Lupa Frascati alla vittoria del Mondiale in Germania

>>Marco Gaviglia

Marco Amelia è un Campione del Mondo. Ma oltre ad essere un professionista esemplare, è anche una persona genuina, che intende il calcio come un divertimento.
NEL SEGNO DELLA LUPA - A quattro anni il primo contatto con il mondo del calcio, nella Lupa Frascati, dove viene alternato nei ruoli di attaccante e di portiere. “Quando inizi a fare Scuola Calcio non hai un ruolo ben preciso e quindi giocavo sia come punta che come portiere. Poi in una partita riuscii a parare un rigore e quell’episodio mi diede l’entusiasmo giusto per continuare a mettere i guanti”. Il suo DNA si tinge di giallorosso e, dopo quattro anni, passa da una Lupa all’altra. Si aprono i cancelli di Trigoria, dove entra a far parte degli Esordienti della Roma. Il suo primo preparatore dei portieri è Francesco Quintini. “Ho avuto la fortuna di essere cresciuto da dei veri professionisti. Ricordo bene che ogni esercizio veniva preceduto da spiegazioni per farci capire lo scopo e la situazione di gioco a cui si adattava. Dopo Quintini ho avuto Del Ciello, Superchi, Tancredi e Negrisolo, mentre a Livorno ho lavorato a lungo con Pietro Spinosa. Ognuno di loro mi ha dato tanto proprio perché sono stati in grado di infondermi le basi tecniche, che ritengo essere indispensabili”.
ZEMAN E CAPELLO – L’esperienza alla Roma di Marco Amelia vive di una marcia in più, quella che ogni tifoso giallorosso trova nel vestire la maglia che ha sempre sostenuto. Dopo lo Scudetto con gli Allievi Nazionali (stagione ’97-’98) due grandi campionati con la Primavera, il sapore della prima squadra gustato inizialmente grazie a Zeman e poi l’era Capello. La prima panchina di Amelia in Serie A risale al 19 dicembre 1999, in un Parma-Roma terminato 2-0 per i ducali. “Ero in ritiro con la Primavera. Mentre stavamo a pranzo mi chiamò mister Capello per dirmi che si era fatto male Lupatelli e che sarei dovuto partire per Parma. Una grande emozione visto che avevo 16 anni”. Poi la seconda Roma di Capello. “Il mister mi aggregava sempre alla prima squadra, anche se poi andavo in tribuna (per la cronaca arrivarono altre due panchine in Roma-Fiorentina del 26/11/2000 e Perugia-Roma del 3/12/2000). Ho avuto per un anno la possibilità di allenarmi con i miei idoli e arrivò anche lo Scudetto. Emozioni impossibili da raccontare ancora oggi”.
LIVORNO PARTE PRIMA – Dopo il tricolore, la Roma lo manda in prestito al Livorno, in C-1. “La cosa positiva è che venivo seguito costantemente dai dirigenti della Roma, che mi hanno sempre manifestato la loro stima. Rimasi male quando l’estate successiva fui ceduto definitivamente al Livorno, perché pensavo di rientrare a Roma. Nonostante la delusione, questo passaggio fu la mia fortuna. Dopo 10 anni passati a Trigoria considero la Roma una seconda famiglia”.
LECCE, PARMA E LIVORNO BIS – Dopo la promozione in B e un anno da protagonista sempre con il Livorno chiuso al 10° posto con Donadoni in panchina, Marco passa al Lecce dove colleziona 13 presenze prima di approdare a Gennaio al Parma. Seconda metà di campionato senza acuti, visto che davanti ad Amelia c’è Sebastien Frey. Poi il ritorno a Livorno, stavolta in Serie A, di nuovo da numero uno. Una tappa decisiva soprattutto per la continuità di utilizzo con 130 presenze in 4 stagioni.
SERATA DA BOMBER - Il 2 Novembre 2006 con un colpo di testa all’87’ in Partizan Belgrado-Livorno (Coppa Uefa) trovò la via del gol, ripercorrendo un insolito sentiero tracciato da altri colleghi prima di lui, come Rampulla e Taibi. Una rete che permise al Livorno di iniziare la rincorsa verso il passaggio della fase a gironi. Ma la cosa più “simpatica” fu l’esultanza. Premessa: i risultati stentano ad arrivare e Arrigoni viene fortemente contestato dalla tifoseria. Siamo all’ultima spiaggia, uscire dalla Uefa sarebbe stato fatale per il tecnico di Cesena. “Dopo il gol volevo dimostrare al mister la fiducia della squadra. Io non ci stavo a quel clima di contestazione e allora corsi verso la panchina e lo abbracciai così forte che gli incrinai un paio di costole. Il mister mi rinfacciò la cosa per diverso tempo perché sentì dolore a lungo (risata) anche se ovviamente fu una rete che lo fece contento”.
DALL’AMARANTO ALL’AZZURRO - La convocazione per il Mondiale di Germania è la consacrazione per uno dei migliori giovani nel suo ruolo. Parte come terzo portiere con Buffon e Peruzzi. “Seguivo con attenzione Angelo Peruzzi fin da quando giocava nella Roma. Dopo anni passati ad osservarlo da lontano cercando di “rubargli” qualcosa, eccoci compagni di squadra ...”. L’esperienza tedesca ha fatto crescere molto Amelia. “Con Calciopoli si venne a creare un clima pesante, quasi a volerci fare male. Noi ci stringemmo attorno a Lippi e ad alcuni compagni particolarmente bersagliati, con l’intento di fare un gran Campionato del Mondo senza dare ascolto alle cose che venivano dette all’esterno. Ho capito una cosa molto importante allora, ovvero che con un gruppo unito si possono ottenere grandi traguardi, qualsiasi essi siano, dalla salvezza alla vittoria di un Mondiale. Penso che sia meglio avere in squadra giocatori normali ma con grandi valori morali”.
PALERMO, OBIETTIVO CHAMPIONS LEAGUE – In estate il passaggio in rosanero, con un contratto quadriennale. “E’ molto bello giocare in una piazza come questa, la gente ti sa dare motivazioni in più. Come si dice, vincere uno scudetto con la Roma non è come vincerlo con l’Inter, qui a Palermo è uguale. Vincere qui è speciale”. L’unica competizione in cui Marco non ha giocato è la Champions League. “Quello è l’obiettivo futuro. Ecco, quando andai via dalla Roma rimasi male anche per questo perché avevamo da giocare la Champions. Sarei rimasto solo per vivere una partita del genere”. Un sogno che potrebbe avverarsi magari con questo Palermo. “Lo scorso anno si è chiuso un ciclo e la squadra, nonostante buoni risultati, è stata rinnovata. Oggi lavoriamo per costruire un futuro importante, visto che la società è sana sia a livello economico che organizzativo”.
SCUOLA PORTIERI IN CRISI ? – “Penso il contrario, i nuovi preparatori sono molto bravi, studiano e si aggiornano in continuazione. Molti di loro si ritrovano in convegni per confrontarsi. Il problema vero è che la loro figura professionale non è riconosciuta dalla Federazione. Direi più che il ruolo del portiere sembra in crisi perché le società non danno fiducia ai giovani. I grandi club non hanno il coraggio di puntare su di loro sia perché la piazza non lo consente, sia perché gli stranieri costano poco. Inoltre i loro miglioramenti derivano dal lavoro che svolgono una volta giunti qui in Italia con i nostri preparatori”.
GENITORI-ALLENATORI - “Intanto dico che i miei genitori hanno fatto uno sforzo incredibile in primis dal punto di vista economico per accompagnarmi tutti i giorni a Trigoria dagli 8 ai 18 anni. Per mia madre è voluto dire non poter pensare ad un lavoro perché doveva seguire me. Nonostante questi sacrifici mi hanno sempre appoggiato senza mai interferire sul discorso tecnico e questo fa la differenza. I genitori di oggi dalla tribuna si permettono di dire cose che spettano solo agli allenatori ed è un comportamento sbagliato. Senza parlare del viaggio di ritorno in macchina dopo la partita, lì sono anche stressanti. Dico a tutti i ragazzi di pensare solo e soltanto a divertirsi, proprio come dice sempre mio padre”.

A Marco Amelia, campione in campo e fuori, l’augurio sincero di poter coronare il sogno di arrivare a calcare i campi della Champions League e di continuare, come spesso ha fatto, a mantenere alta la figura del portiere italiano.

martedì 17 marzo 2009

CAMPIONE DEL MONDO

Nella giornata di ieri ho avuto l'onore di trascorrere del tempo con Marco Amelia, attuale portiere del Palermo e vice-Buffon in Nazionale. Ragazzo (classe 1983) per bene, disponibile e serio. Un modello di professionalità da seguire. Nella foto ci troviamo presso lo stadio comunale di Rocca Priora, paese natale di Marco Amelia. Il portierone sarà la prossima "vittima" del sottoscritto nella rubirca di Qualcio "Un aperitivo con...", nella quale ho già avuto il piacere di intervistare Alberto Paloschi (Parma) e Daniele Galloppa (Siena).


giovedì 12 marzo 2009

ORGOGLIOSO DI VOI

La sensazione è inevitabilmente quella che viene sintetizzata con tre parole: "sotto un treno". Sarò sincero, la Roma mi ha sorpreso, non avrei pensato che i presenti sarebbero riusciti a compiere una piccola impresa rimettendo in equilibrio il confronto con l'Arsenal. La Roma ha gettato il cuore oltre l'ostacolo e oltre le capacità tecniche (vedi Diamoutene). Sia chiaro, gli inglesi hanno giocato meglio, come all'andata, ma stavolta la Roma si è opposta con quella grinta che all'"Emirates" era mancata. Spalletti aveva impostato la gara con un 4-4-2 iniziale che per cause di forza maggiore (l'infortunio di Juan dopo 5') è passato ad un 4-2-3-1 con Baptista, Vucinic e Taddei alle spalle di Totti. I ragazzi hanno corso tanto, probabilmente al di là delle loro possibilità, tenendo botta ad un avversario fisicamente dirompente. 120' di grande fatica e sacrificio, con una squadra rattoppata (vedi la coppia centrale Riise-Diamoutene) ma unita, pronta a correre per i compagni che non potevano correre (Totti) e pronta a sostenere anche un Baptista che ci avrebbe potuto portare ai Quarti con largo anticipo. Tirando le somme tra l'andata ed il ritorno, il passaggio del turno dell'Arsenal sembra giusto, anche se la grande reazione della Roma avrebbe potuto meritare qualcosina in più. Alla fine l'Arsenal ha vinto ai rigori, sia all'andata che al ritorno. Un dischetto avaro di soddisfazioni per i giallorossi che adesso dovranno guardarsi in faccia e continuare a lottare per il quarto posto. Prima o poi la Roma sarebbe uscita dalla Champions, parliamoci chiaro, e ora l'unico "sogno" da cullare è quello di tornare anche il prossimo anno nell'Europa che conta. L'Europa che la Roma ha mostrato ancora una volta di meritare.

LE PAGELLE


DONI 6: Praticamente mai impegnato in partita, latita sulle palle alte. Nei rigori inizia bene neutralizzando Eduardo, mentre incassa 3 tiri centrali che sarebbero stati neutralizzati restando fermi fino all'ultimo. Peccato.

MOTTA 7,5: Continua ad entusiasmare per la presenza in tutte le azioni pericolose e per una corsa inesauribile. Ormai non è più una sorpresa, sperando continui a questi livelli. Clamoroso il rigore non assegnato nel primo tempo...

RIISE 7,5: Spirito battagliero e precisione negli interventi. Segnali di crescita anche per lui, che ha disputato un'ottima partita da centrale dopo l'uscita di Juan. Finalmente freddo e preciso. Ottima l'esecuzione del rigore.

JUAN 6,5: Voto che tiene conto del preziosissimo gol messo a segno al 9'. Poi la solita sfortuna e il cambio. (JULIO BAPTISTA 4,5: in qualsiasi altra circostanza non sarebbe mai entrato. Periodo troppo brutto per il brasiliano che spedisce ogni pallone ricevuto a 5 metri. Tutti, tranne quello servito da Totti che avrebbe portato la Roma ai Quarti. Mezzo punto in più per il rigore.)

DIAMOUTENE 6,5: In una prestazione tutta cuore e muscoli, anche il maliano fa la sua figura. Partita positiva con pochissime sbavature, anche se inizialmente fatica nei confronti aerei, poi prende le misure. Buone le chiusure sugli attaccanti dell'Arsenal.

PIZARRO 6,5: Per fortuna recupera e va in campo. La sua qualità si vede e, dopo un enorme rischio in appoggio a inizio partita, svolge un gran lavoro di rottura e impostazione.

BRIGHI 6,5: Partita di grande sacrificio come sempre, pochi gli inserimenti anche perchè il muro difensivo dell'Arsenal era difficile da sorprendere. Cala nei supplementari, ma ci mancherebbe anche per uno che sta reggendo il centrocampo da mesi. (MONTELLA 6: viene mandato in campo solo per tirare il rigore. E lo segna).

TADDEI 6: Tanta corsa, tanti ripiegamenti a dare una mano a Motta. Bravo nel primo tempo a scaricare un destro su cui Almunia è bravo ad allunare in corner. Non è ancora il Taddei di due anni fa e l'infortunio rischia di tenerlo fuori nel momento in cui sembrava in ripresa (AQUILANI 6: Anche lui in condizioni precarie, cerca troppo la verticale con Totti che non può sfruttare questi palloni. La buona notizia è che non si è fatto male...).

TONETTO 6: Parte esterno alto, dopo 20' passa esterno basso per l'infortunio di Juan. Buona prestazione, peccato per il calcio di rigore. Ha dichiarato di aver cambiato all'ultimo angolo per il movimento di Almunia. Errore madornale. Peccato.

VUCINIC 6,5: Corre per tutta la partita come un ossesso, risultando l'unica spina nel fianco per la difesa dei Gunners. Sbaglia totalmente la rincorsa nel rigore, pessima davvero l'esecuzione.

TOTTI 6: Quando si dice che il Capitano dovrebbe giocare anche con le stampelle, ieri ci siamo avvicinati molto a questa situazione con un tutore in bella vista. Non corre, ma qualche giocata la tira fuori lo stesso (ma perde anche un'infinità di palloni). Ottimo il rigore battuto.

SPALLETTI 7: Voto di stima per aver infuso una grinta quasi insolita per questa squadra. Gli infortuni pregiudicano la preparazione della partita, che regala gli ennesimi infortuni della stagione. Difficile affrontare una gara così delicata con tutti questi assenti. Che si riparta dalla prestazione con l'Arsenal per raggiungere il quarto posto.

sabato 7 marzo 2009

L'INTERVISTA A DANIELE GALLOPPA (SIENA)

Seguite il link per scaricare il file in .pdf dell'intervista realizzata con il centrocampista del Siena e uscita sul mensile "Qualcio"

http://rapidshare.com/files/206553124/INTERVISTA_GALLOPPA.pdf.html

lunedì 2 marzo 2009

SIAMO FATTI COSI'

A meno di 24 ore dalla sfida Inter-Roma, faccio il giro dei maggiori siti di informazione (di parte) sportiva alla ricerca di altre dichiarazioni che puntellino la già nutrita disamina domenicale. Su sportmediaset.it viene riportato un virgolettato di Moratti. Andiamoci cauti, dico io, perchè ormai la tendenza del giornalista è quella di mettere tra virgolette frasi mai pronunciate. Ma stavolta mi fido e il virgolettato di Moratti - sulla linguaccia di Balotelli - dice "e' fatto cosi'". Bene, bravo. Con affermazioni del genere allora è "buono tutto" come si usa dire. Qualsiasi mancanza di rispetto, qualsiasi azione senza criterio può essere giustificata con un "è fatto così", punto. Non c'è possibilità di replica, di analizzare il gesto, eventualmente di dire che sia un pessimo esempio per tutti i ragazzi che, come Balotelli, hanno grandi mezzi inversamente proporzionati al proprio cervello. "E' fatto così" dice Moratti, che discutiamo a fare. Del rigore non interessa parlare, perchè ormai lo scempio è stato riconosciuto in alcuni servizi, così che dopo un altro paio di giorni di "caciara", tutto tornerà nella normalità. Sabato contro l'Udinese o in qualche altra partita con squadre inferiori, verrà regalato qualche rigore inesistente (come quello di Balotelli, per la par condicio) e vai con l'espletamento del contentino. In fondo siamo fatti così, no?

Chiudo con un'ultima considerazione. L'irriverenza di Balotelli farà di certo felici i suoi tifosi, che si godono il trionfo della gioventù sfacciata con tutti. Un pò il nuovo Cassano che, per inciso, gioca nella Sampdoria. Ma lui è matto, non è cattivo. Balotelli è un ragazzo classe 1990, antisportivo e cattivo. Il futuro probabilmente gli regalerà ingaggi tali da fare una vita da nababbo. Ma il talentuoso Mario deve capire che certi atteggiamenti non sono un esempio gradevole per i ragazzi che lo guardano. E ho tanto l'impressione che se non lo capirà da solo, glielo faranno capire i suoi avversari.



m.

mercoledì 25 febbraio 2009

STANNO TORNANDO...

Dal sito ufficiale della band la notizia che si aspettava da ben 5 anni...

"Ciao. Siamo i blink-182. La settimana scorsa abbiamo ricevuto molte domande sullo stato attuale del nostro gruppo, e noi vogliamo che lo sappiate direttamente da noi. In poche parole, siamo tornati. Intendiamo: veramente tornati. Riprendendo da dove abbiamo lasciato e questo è quanto. In studio stiamo scrivendo e registrando un nuovo album. Ci stiamo preparando per girare di nuovo il mondo. L’amicizia è riformata. Un’eredità lunga 17 anni.
Estate 2009.Grazie e state pronti…"

musica per le mie orecchie...

ARSENAL-ROMA 1-0, POTEVA ANDARE PEGGIO

La sconfitta con uno scarto minimo mi fa pensare che questa volta siamo stati realmente fortunati. Fosse finita con 3 gol di scarto non avremmo comunque avuto modo di recriminare. Un Arsenal imbottito dei suoi baby talenti ha letteralmente nascosto alla Roma la palla per tutto il primo tempo e per una buona metà del secondo. Roma ampiamente rimaneggiata nel reparto difensivo e evanescente in quello offensivo con Totti (voto 4,5) e Baptista (4,5 anche lui) mai capaci di impensierire in Gunners. Almunia ha terminato la gara con un solo intervento, quello sulla staffilata di Motta che rimane l'occasione più pericolosa dell'intero match. La sensazione predominante è stata quella dell'impotenza al cospetto di un avversario dato già per battuto dai tifosi a dagli addetti ai lavori meno attenti. La gara di ritorno dovrà vedere un'altra squadra, meno timida, per rimettere in carreggiata il discorso qualificazione. Da salvare la prestazione di Motta (voto 7), Doni (voto 6+) e Mexes (voto 6,5 anche se il rigore nasce da un suo errore di marcatura di Van Persie). Tutti gli altri galleggiano tra il 5 ed il 5,5 soprattutto per una evidente difficoltà a realizzare più di 3 passaggi senza perdere il possesso. Problema che ha riguardato un pò tutti, da Riise a Brighi, da De Rossi a Taddei fino a Perrotta. Voto 4 a Simone Loria, che tiene conto solo della prestazione dell' Emirates che ha confermato la sciagurata operazione di mercato che lo ha portato a Roma. Inadeguato, proprio come la squadra vista ieri a Londra...

m.

mercoledì 18 febbraio 2009

IL VOTO INUTILE

Ieri si è dimesso Walter. Sedici mesi alla guida (?) del PD più impegnato a resistere alle correnti interne che non a fare opposizione. Tanto che era sembrato Di Pietro il riferimento della minoranza politica, quella parte che realmente si da qualche pena per contrastare certe linee politiche poco simpatiche, diciamo così. E mentre votaantonio raccoglieva le firme contro il Lodo Alfano, nel PD si raccoglievano le idee sulla propria identità. Insomma, un partito nato dal "sogno politico" di Uolter che ben presto si è sfaldato. Ormai, qualsiasi cosa di semi-sinistra nel nostro paese è destinata a scadere prima di compiere due anni. vedi l'ultimo governo Prodi. Il vice di Veltroni, Franceschini, è salito di grado almeno per qualche tempo, fino a quando si capirà di che morte dovrà morire il PD. Ricordo la scorsa primavera e la gran cagnara sul discorso del voto utile. E rido per non piangere, comunque profondamente incazzato come chi è stato preso per il culo da uno che la passerà sempre liscia.
Nel frattempo, dopo aver perso Abruzzo, Friuli e Sardegna (poco male, aggiungo io) riprendiamo in mano i dadi. C'è da difendere ancora il Kamchakta. Credo sia rimasto solo quello.

m.

martedì 17 febbraio 2009

QUALCOSA STA CAMBIANDO

Domenica sul piccolo schermo di Supernova (ch.47) è andata in onda una puntata probabilmente storica per quel che riguarda il settore giovanile dilettantistico del Lazio. Mai prima di questa circostanza le "grandi potenze" di questo ambiente si erano ritrovate insieme in un salotto televisivo. Troppe le tensioni negli anni passati, troppe le invidie e le inimicizie. Ma ora il fronte è compatto (dopo gli ultimi abbandoni) e il futuro sembra fatto di alcune certezze. La prima è quella di rapporti più distesi tra le varie dirigenze. La seconda è che per il primo anno c'è stato il diniego a prestarsi alla consuetudine di un torneo molto importante ma ormai scaduto perchè privo del consenso dell'elite del calcio giovanile. E' come se la prossima Champions League vedesse il rifiuto a partecipare di Real Madrid, Chelsea, Manchester United e così via. Perciò a tenere banco sarà il Memorial Martiri di Nassiriya, iniziativa lodevole per l'alto profilo morale della manifestazione che ricorderà i caduti italiani in Iraq. Il fronte comune delle 6 sorelle ha creato diversi malumori, soprattutto da parte di chi si sente privato del diritto dell'esclusività che finora la buona sorte aveva riservato. Dicono che il nuovo torneo non è nato per fare concorrenza al primo, anche perchè il confronto penderebbe senza dubbio verso la nuova iniziativa. E' un dato oggettivo. La Serie A è più interessante della Lega Pro, ad esempio.
In questa storia non siamo solo spettatori curiosi delle varie alleanze o degli attacchi gratuiti che si sentono e leggono. Si è presentata l'occasione da tre anni ormai di offrire alternativa e ciò da fastidio, ovviamente. Un'occasione di proporre un modello più professionale di questo difficile mondo, sperando che l'antifona sia fatta propria e porti ad un miglioramento globale di questo settore. Il riferimento non è al mondo dell'informazione che non mi permetto di giudicare, sia chiaro (ognuno fa del suo meglio per perseguire ciò che ritiene giusto), ma al contesto fatto da genitori, giocatori e dirigenti. Abbassiamo i toni e torniamo a divertirci. Su campi sicuri, se possibile...

m.

venerdì 13 febbraio 2009

ITALIA-BRASILE...? MEGLIO L'ERA GLACIALE 2

Sintetizzando all'osso, il cartone aveva come intento dichiarato quello di far ridere il pubblico, cosa che la partita (seppure amichevole) non aveva. Che dire, nella prossima amichevole potremmo provare la coppia centrale di difesa con il mammut e il bradipo. peggio dell'altra sera non può andare :)

m.

venerdì 30 gennaio 2009

LA GIUSTIZIA E' COME UNA RAGNATELA

Due elefanti si dondolavano sopra il filo di una ragnatela e ritenendo la cosa interessante, andarono a chiamare un altro elefante...
Oggi, in uno dei tanti giri lavorativi, mi è stata proposta una simpatica definizione della giustizia. "La giustizia - mi hanno detto - è come una ragnatela: una mosca indifesa ci rimane impigliata, mentre un uccello la rompe e prosegue il suo cammino". Accidenti.

Però è una bella similitudine. E credo sia anche piuttosto rispondente al vero. Da sempre la giustizia corre su due livelli. Se una cosa del genere accade per le questioni "grosse", sotto gli occhi di tutti, figuriamoci per quelle "piccole" quasi nascoste alla conoscenza pubblica. Abusi, incompetenza e menefreghismo sono complici di questo sistema tutto nostro. Tra l'altro, a fagiolo, oggi scopriamo che i processi italiani sono più lenti di quelli in Angola e Gabon.
Oggi, quindi, ho imparato due cose (di cui avevo già sentore): quelli che non sono inseriti in un sistema di favoritismi contano meno di niente e che all'estero le cose funzionano meglio. Anche in Angola e Gabon.

m.

giovedì 29 gennaio 2009

TESSERATO!

Finalmente è arrivata la tessera dell'Ordine dei Giornalisti. Un altro pubblicista è tra voi, cari amici. Un piccolo traguardo è finalmente raggiunto, quasi non ci speravo più...certo, essere a tutti gli effetti un giornalista comporta anche delle responsabilità (a dire la verità tante) che però mi fanno capire come stia sempre di più entrando a far parte del "real world", quello che nessuna scuola o università ti spiega. Quello che ti riserva emozioni e delusioni in maniera random. In più ho la fortuna di lavorare veramente e dare quindi un senso a questa militanza giornalistica. In attesa di sperimentare la guduriosa esperienza dell'accredito, scruto questo minuscolo pezzo di cartone dalla copertina rossa-bordeaux, rilevando una proporzione inversa tra le sue dimensioni e la mole di lavoro e sacrifici che l'hanno resa possibile. Ma va bene così!

m.

venerdì 16 gennaio 2009

LONG ROAD TO PARMA (E RITORNO)



Ma dove vai a Parma in pieno Gennaio con tutta la neve che ha fatto e sta facendo??? Beh, in effetti è un'obiezione di tutto rispetto, anche se non capita tutti i giorni di poter andare a Collecchio e respirare a pieni polmoni l'aria del professionismo. Sarà per una coincidenza, ma anche lo scorso anno passai da quelle parti e sempre per fare due chiacchiere con un giovane talento che risponde al nome di Luca Cigarini, ora all'Atalanta. Stavolta, per non smentire quelle radici che ormai sono radicate nel settore giovanile, ho avuto il piacere di scambiare due chiacchiere con Alberto Paloschi, classe 1990. Bravi, proprio quello che lo scorso anno esordì in Serie A col Milan e fece gol dopo 18 secondi. Quello che vi avrà fatto esclamare "eccolo qua il Milan, solito culo". L'allenamento della squadra di Guidolin e l'intervista a Paloschi sono stati sicuramenti i due momenti più semplici di tutto il viaggio...


Sono le 8 di mattina e il tempo non sembra essere dalla nostra parte. Si decide (io e il direttore) di avvalerci dei potenti mezzi di Trenitalia per raggiungere la meta. Alternative in effetti non ce ne sono, l'Autostrada meglio evitarla. Si parte alle 9,30 da Termini dopo rinfrancante colazione. Si sale sulla "Frecciarossa" (che pare viaggi a 300 km/h, anche se la tratta Roma-Firenze ancora non benefici di tale servizio...). Il vagone è quello 9, i posti 22 e 26. Primo piccolissimo problema, ci sono ben 3 persone col 26...Vabbè, ci sono sedili ancora vuoti e ci si adatta e ci si aggrega ad una simpatica comitiva di partenopei di Secondigliano. Brava gente, che si sposta a Rimini per lavorare nel week-end. A Bologna si scende e si cambia per Parma. Secondo problema, Bologna sembra la Germania della "Guerra Fredda", con tanto di binari est e ovest. Ovviamente perdiamo il treno regionale per Parma, ma recuperiamo con un InterCity. Arriviamo alla stazione di Parma col tempo giusto per concederci un pranzetto in un ristorantino gagliardo (come dicono li...:)..). Dopo il panico. Taxi fantasma, nessun adesivo sui pali per segnalare il numero delle agenzie...Mah...Dopo un'attesa piuttosto snervante arriviamo a Collecchio. Sembra di stare in Siberia, la neve copre tutti i campi, tranne quello riservato alla prima squadra dove erano stati applicati dei teloni. Il Parma è proprio li che si sta allenando. Lucarelli, Leon, Kutuzov, Morrone, Zenoni...Niente male eh...Finita la seduta di allenamento conosco Alberto Paloschi. Diciannove anni compiuti da una settimana e sulle spalle un'etichetta di "predestinato" creata niente meno che da Ancelotti. Faccia pulita, ragazzo con i piedi per terra. Esistono ancora anche in questo mondo!


Tutto va per il meglio e per le 18.30 torniamo alla stazione di Parma. Terzo problema. il treno per Bologna parte alle 18.32...Al volo riusciamo a prenderlo...Arriviamo a Bologna e ringraziando i ritardi di Trenitalia (puntuali anche questi a modo loro). Saliamo sulla Frecciarossa che ci riporterà a casa. Sul treno incontriamo un'altra comitiva, stavolta di fratelli romani, che salgono a Firenze. Il siparietto è tutto da gustare, con Simone "BeCool" che tenterà una manovra estrema per un rimborso di biglietto. Causa persa in partenza, ma decisamente simpatica anche per merito del capotreno che, senza perdere la calma, si è concesso al confronto. Quarto problema. E' mercoledi e gioca l'AS ROMA...E non la posso vedere. Cribbio. Ma me la sento per radio, quando le gallerie kilometriche non mandano il segnale a farsi benedire. Alla fermata di Firenze la Roma conduce già 1-0. Il 2-0 arriva nel bel mezzo del colloquio Simone-Capotreno, con tanto di esultanza del primo che con un braccio festeggia mentre continua nelle rimostranze verso l'azienda.

Sono le 22,30 passate quando mettiamo piede sul suolo capitolino. Manca solo un tratto di metro A e si torna a casa. Stanchi morti, con 15 ore tra viaggio e lavoro alle spalle.

Stanchi, ma soddisfatti.
m.

sabato 3 gennaio 2009

SE IL BUONGIORNO SI VEDE DAL CAPODANNO...

Era diverso tempo che non passavo un Capodanno così divertente. Eppure la vigilia era stata tutt'altro che allegra, visti i cambiamenti dell'ultimo secondo. Anzi, proprio il panico si era creato!!!
E invece, serata divertente con amici di vecchia data e nuove conoscenze in giro per i castelli romani. Un bel vaffanculo è comunque stato d'obbligo dopo aver sbirciato il conto alla rovescia di Rai Uno. Vanno anche bene questi spettacolini tristi, ma almeno non pagateli con il nostro canone. ma vabbè, pazienza. passi anche questa.

Aver trascorso bene il 31 ed il 1° mi ha dato un pò di carica che gli altri anni non avevo ricevuto, quel pizzico di soddisfazione derivata dall'aver iniziato bene il nuovo anno. Una soddisfazione legata anche all'imminente ritorno in onda: dal 4 Gennaio si torna a raccontare i campionati.

Il primo commento dell'anno è già stato scritto ed è pronto per domani. Da Mercoledi si torna in campo a dare spettacolo col sinistro magico. Almeno si inizia a smaltire qualcosina.
m.